14Jun2014

Abbandono e dispersione scolastica, un fenomeno da combattere

Konsumer Italia
Settore Scuola

Ricerca su abbandono scolastico ed il fenomeno della dispersione

Konsumer Italia vuole porre un’attenzione particolare a fenomeni sociali che siano particolarmente sentiti dai consumatori, quello che abbiamo voluto analizzare in questa ricerca, l’abbandono e dispersione scolastica, è un fenomeno che, in un contesto alfabetizzato come la società Italiana, assume dimensioni di particolare allarme in molte regioni italiane. Comunque è un fenomeno che nelle medie globali pone, l’Italia, in una posizione di tale arretratezza che non può passare inosservata alle Istituzioni, alla collettività, alle imprese che possono e devono partecipare all’inversione di tendenza.
Dalle risultanze del fenomeno osservate nel 2010 nell’Unione europea oltre 6 milioni di giovani abbandonano gli studi con al massimo un diploma di terza media.
Saranno proprio questi giovani, distolti precocemente da un percorso formativo e proiettati nel mondo del lavoro ad avere le maggiori difficoltà ad occuparsi e saranno più spesso relegati nell’area della disoccupazione e conseguentemente dipendenti dall’assistenza sociale.
L’abbandono scolastico precoce (nel 2010 al 14,4% nell’UE e al 19,2% in Italia) è un vero e proprio freno allo sviluppo economico e sociale che ostacola il raggiungimento dell’obiettivo dell’Unione europea di una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva.
L’osservazione di questo fenomeno, la gravità che questo riveste nell’aera dell’economia sociale, ha comportato di conseguenza che proprio la Commissione abbia approvato un’iniziativa per ridurre, entro la fine del decennio a meno del 10%, il tasso di abbandono scolastico nell’intera area della UE. Un’iniziativa di forte impatto sociale e morale che pone il fenomeno dell’abbandono scolastico tra le priorità della Commissione e dell’intera UE. Tale importanza si rileva già dalle dichiarazioni dello stesso José Manuel Barroso, presidente della Commissione europea, “L’Europa non può permettersi di fare a meno del contributo che così tanti giovani possono dare alle nostre società e alle nostre economie. Per uscire dalla crisi, dobbiamo valorizzare il potenziale costituito dai giovani europei.”, rafforzate queste dalle parole di Androulla Vassiliou, Commissaria europea per l’istruzione, la cultura, il multilinguismo e la gioventù, “Ridurre di un solo punto percentuale il tasso di abbandono scolastico in Europa equivale a creare ogni anno quasi mezzo milione di giovani qualificati in più. Molti paesi sono già riusciti a ridurre il numero dei giovani che lasciano la scuola con basse qualifiche, ma è necessario fare di più.” La nuova iniziativa della Commissione analizza la situazione dell’abbandono scolastico in Europa, le sue principali cause, i rischi che esso comporta per lo sviluppo dell’economia e della società e propone modi per affrontare più efficacemente il problema. La proposta di raccomandazione varata dal Consiglio contiene una serie di linee guida che potranno essere di supporto agli Stati membri nel predisporre politiche ampie e realistiche di riduzione del fenomeno dell’abbandono scolastico.
La nostra ricerca parte da qui, dall’essere parte di un grande contesto dal quale nessuno potrà mai pensare di sottrarsi, al contrario dall’essere, di quel contesto, una porzione che avanza verso una piena integrazione e armonizzazione che, valorizzando le differenze dei singoli Stati che la compongono, si proietti sempre più verso una vera evoluzione democratica della Politica, dell’economia e della Società comune. Sicuramente una spinta propulsiva all’evoluzione Sociale della UE non può non contemplare una particolare attenzione alle giovani generazioni, ai processi evolutivi che portano dai banchi di scuola ad essere cittadini consapevoli del proprio ruolo e del contesto in cui questo viene esercitato.
Certamente non potremo e non vogliamo fare un’analisi didattica e sociologica del problema, neanche soffermarci sulle attuali differenze riscontrate nei vari paesi della UE, le cui statistiche debbono servirci esclusivamente, in questo contesto, a prendere coscienza di un fenomeno che nel nostro Paese emerge con maggiore evidenza che altrove. A porci domande sul perché un paese di basi storico culturali universalmente riconosciute come superiori e d’eccellenza, possa aver subito un processo involutivo rispetto all’offerta di cultura ed alla richiesta di apprendimento che si constata sulla base dell’oggetto di indagine. Proprio sulla base di questa indagine, cercare però di avanzare proposte e riflessioni che possano dare nuovi imput e nuova attenzione ad un fenomeno che può e deve essere debellato.
Il contesto Europeo verso il traguardo del 10% per il 2020
L’attuale situazione in Europa
Il tasso medio UE di abbandono scolastico è attualmente del 14,4%, ma questo dato nasconde notevoli differenze tra i paesi:
? Sette gli Stati membri che hanno già raggiunto il traguardo del 10%, questi sono: Austria, Repubblica ceca, Finlandia, Lituania, Polonia, Slovacchia e Slovenia.
tre gli Stati membri in cui la percentuale è superiore al 30%: Malta, Portogallo e Spagna.
? In quasi tutti i paesi membri il tasso medio è sceso rispetto al dato del 2000.
? In alcuni paesi che presentano attualmente un tasso elevato, rispetto al dato 2000 la riduzione è stata significativa: Romania, Malta, Italia, Cipro e Portogallo.
? Notevoli progressi sono stati compiuti anche da paesi in cui il tasso di abbandono era basso già all’inizio del decennio scorso : Lituania, Lussemburgo, Paesi Bassi e Polonia.
Anche se, in generale, possono riconoscersi caratteristiche comuni, la situazione varia secondo gli Stati membri anche per quanto riguarda i gruppi più interessati dal fenomeno, il livello di istruzione raggiunto dai giovani che abbandonano gli studi e il loro status occupazionale.
Come la Commissione intende affrontare il problema
Il problema dell’abbandono scolastico è molto complesso e differenziato non solo sulla base dei singoli stati nazionali, questo assume proprie caratteristiche anche a livello di prossimità, locale e regionale, combatterlo quindi non può limitarsi a sole politiche dell’istruzione. Strategie che possano essere effettivamente efficaci devono includere anche le politiche della gioventù, le politiche sociali ed essere adattate alle condizioni dei vari livelli dei territori interessati. A questo deve aggiungersi, evidenzia la Commissione, una precisa articolazione in misure di prevenzione, di intervento e di compensazione.
? La prevenzione dell’abbandono scolastico è un’attività che deve iniziare il più presto possibile, è un’azione che deve accompagnare il giovane già dai primi approcci alla scolarizzazione, offrendo agli alunni un sostegno all’apprendimento ed evitando condizioni che possono portare all’abbandono della scuola, come le bocciature e la mancanza di un aiuto adeguato agli alunni di madrelingua diversa.
? Le misure di intervento devono essere affiancate alla prevenzione e far fronte in modo rapido ed efficace alle prime manifestazioni di fenomeni precursori dell’abbandono scolastico, come l’assenteismo e i cattivi risultati scolastici.
? Le misure di compensazione servono a offrire una “seconda opportunità”, mediante classi speciali o dando ai giovani adulti la possibilità di reinserirsi nella scuola e di seguire un percorso formativo.
La Commissione rileva che una migliore cooperazione tra i paesi dell’Unione, la conoscenza e lo scambio di buone pratiche e, infine, un uso più mirato dei finanziamenti europei potranno contribuire a dare una più incisiva e rapida soluzione al problema.
Gli Stati membri saranno invitati ad adottare entro il 2012 strategie globali basate su questo quadro e a metterle in atto nei rispettivi programmi nazionali di riforme. La Commissione, da parte sua, destinerà risorse del programma per l’apprendimento permanente e del programma quadro alla ricerca di modi innovativi per affrontare il problema e attraverso il Fondo sociale europeo contribuirà al finanziamento di misure nazionale e regionali dirette a ridurre il fenomeno dell’abbandono scolastico.

La situazione italiana
Una situazione generalmente negativa in cui nessuna area regionale o territoriale raggiunge il 10%, soglia di prospettiva ormai traguardo del 2020, con le uniche eccezioni dell’area di Trento e del Friuli Venezia Giulia che si avvicinano in modo significativo, ma anche aree in cui la situazione precipita al livello di regioni dell’africa sub sahariana. Il superamento della soglia del 20% è frequente e con contraddizioni che non sembrano derivare da sintomatologie attribuibili alla stessa natura. La Valle D’Aosta, Bolzano sono equiparabili alla Campania, alla Puglia e Sardegna, ma il culmine del fenomeno, il primato di questa emergenza lo si osserva in Sicilia, dove si sfiora il 30% di allontanamento dai percorsi scolastici.
Giovani che abbandonano precocemente i percorsi scolastici (anno 2010)
Regioni %

Piemonte 17,6
Valle d’Aosta/Vallée d’Aoste 21,2
Lombardia 18,4
Liguria 16,2
Bolzano/Bozen 22,5
Trento 11,8
Veneto 16,0
Friuli-Venezia Giulia 12,1
Emilia-Romagna 14,9
Toscana 17,6
Umbria 13,4
Marche 15,0
Lazio 13,4
Abruzzo 13,5
Molise 13,5
Campania 23,0
Puglia 23,4
Basilicata 15,1
Calabria 16,2
Sicilia 26,0
Sardegna 23,9
Italia 18,8

Fonte: Istat, Rilevazione sulle forze di lavoro

Dispersione scolastica, precursore dell’abbandono, è un fenomeno complesso e può essere riferita ad un insieme di fattori che modificano il regolare svolgimento del percorso scolastico di uno studente. Nell’ambito scolastico non si identifica semplicemente con l’abbandono, ma riunisce un insieme di cause tra cui l’irregolarità nelle frequenze, i ritardi, la non ammissione all’anno successivo dovuta alla ripetizione dell’anno per merito e/o per fattori indipendenti quali una malattia o un infortunio che allontanano lo studente dalla frequenza, o una semplice interruzioni dovuta a fattori soggettivi, possono sfociare nell’uscita anticipata e difinitiva dei ragazzi dal sistema scolastico. Non è inoltre limitata all’aspetto scolastico ma incrocia più mondi formativi, dalla scuola alla formazione professionale fino al lavoro. Quindi una raccolta di dati sulla dispersione, che sia sfondo per riflessioni e scelte concrete richiede un’integrazione delle varie fonti amministrative e una loro utilizzazione sistematica ed integrata.
Il fenomeno dispersione esplode e si rende maggiormente problema di carattere sociale nell’ambito della scuola superiore, già tra la prima classe e la seconda si perdono numeri consistenti di ragazzi; di questi alcuni hanno la seconda possibilità attraverso percorsi alternativi che si concretizzano nella frequenza di corsi e scuole private o attraverso l’approccio formativo del percorso professionale ma, nell’insieme, il numero di coloro che dopo qualche anno di frequenza si perde, resta consistente e molto alto. Il disagio scolastico è sempre frutto di una combinazione di cause. Bisogna riconoscerle per meglio studiare e predisporre interventi di contrasto.
• la famiglia: è purtroppo scontato che le condizioni familiari ed economiche della famiglia di origine incidano fortemente sul percorso scolastico e di conseguenza sia nella scelta degli indirizzi sia nei risultati. La dispersione non è più però figlia esclusiva di povertà e di emarginazione, ci sono ulteriori forme di disagio senza situazioni socio?economiche familiari critiche. La criticità è anche una derivazione di comportamenti sociali oggi molto più presenti, che nel passato, nell’ambito del nucleo famigliare. Questi si concretizzano nella difficoltà a creare relazioni positive e le divisioni familiari che si riflettono direttamente sui rapporti genitori figli, le difficoltà nell’esprimere il ruolo genitoriale e l’alto numero di famiglie monoparentali, oggi rappresentano una ulteriore difficoltà a rappresentarsi e riconoscersi quale unità appartenente ad un insieme nel percorso formativo. Ma sempre nell’ambito famigliare può rappresentarsi un ulteriore discrimine derivante dalla cultura familiare. Spesso è proprio il “patrimonio culturale” della famiglia a fare da discrimine tra gli alunni, il dato culturale di origine può spingersi a proporre modelli di socializzazione e predisporre le capacità effettive di apprendimento.
• la scuola, che si trova, soprattutto oggi, a ricevere disagio, a creare disagio e a non potersi più esimere dal tentare di risolverlo. Per incidere positivamente in questa area, la scuola deve avere la consapevolezza della sua fondamentale funzione educativa; deve accettare la sfida di un disagio scolastico non più saltuario, ma sempre più di tipo “cronico”. La scuola, come primo luogo privilegiato dell’incontro tra società e minori vive direttamente l’esperienza dei grandi cambiamenti culturali che si riflettono sui comportamenti giovanili e si trova quindi a fare i conti, oggi più che mai, con la distanza che si è creata tra la cultura dei giovani e quella della scuola (cultura della conoscenza e del sapere).
Non bisogna mai dimenticare però che il disadattamento è un concetto relativo, si è sempre disadattati rispetto ad un certo contesto, una certa situazione, ma non rispetto ad un’altra. E’ necessario quindi che la scuola sappia “costruire” le situazioni adatte ad accogliere tutti e che permettano a tutti di entrare in relazione con essa. Certo tutto ciò non basta se la struttura scolastica non pone al centro della propria attività, proprio in questo contesto la reazione contro i disagi deve partire dall’attività propria di chi della scuola e nella scuola ricopre il ruolo di guida, la vera innovazione deve partire dai docenti, dall’intero corpo insegnante che deve recuperare la propria funzione di ricercatori in termini di pedagogia e di metodologia didattica. Dell’Istituzione Scuola che deve fornire al corpo insegnante quei supporti di formazione e di attenzione che renda l’insegnate il vero fulcro di prevenzione delle aree di disagio e di individuazione anticipata delle situazioni di rischio. Formazione che deve essere armonizzata e dispensata dall’Istituzione stessa su standard qualitativamente elevati e non lasciata come sempre più spesso è accaduto nell’ultimo ventennio esclusivamente alla libera iniziativa dell’insegnate quale elemento auto formativo e quindi non sempre adatto ad avere una visione complessiva del fenomeno. Non di minor conto, e sempre maggiore considerazione, nell’ambito scolastico stanno emergendo problematiche legate alle differenze, differenze di razza, di religione, di orientamento sessuale, oltre che a fenomeni di bullismo rispetto alle quali problematiche la risposta che viene data è assolutamente inadeguata e lasciata per lo più a totale carico del corpo insegnate locale. Solo in questi ultimi tempi, che vedono in alcuni plessi scolastici non solo la presenza, ma la maggioranza degli studenti appartenere a gruppi etnici caratterizzati dall’immigrazione extraeuropea, qualcosa a livello Istituzionale si muove e si muove proprio grazie a quell’attività della Commissione a cui ci siamo riferiti all’inizio di questa ricerca.
• la società: la fragilità di un giovane che inizia un percorso formativo si deve confrontare anche con una necessaria crescita della volontà di affermarsi rispetto a modelli che la cultura dei media spesso fanno apparire superati, abbiamo più volte visto gli effetti dei profondi cambiamenti culturali legati ai mass media, vi sono anche orientamenti valoriali dominanti come il successo, il denaro, l’edonismo, che condizionano gli obiettivi che i ragazzi si danno. E’ un dovere della società nel suo insieme far comprendere ai giovani che istruzione e formazione, benché apparentemente lontani dai modelli proposti dall’immaginario televisivo, sicuramente meno trend sono valori fondamentali per il loro futuro e rappresentano il passaggio obbligato ad un inserimento attivo nella società dando pari opportunità a tutti se confrontati in un ambito meritocratico che, anche questo, spesso appare assente nell’ambito della nostra società.
Se è vero che il diverso contesto di provenienza è in grado di influenzare il gradino di partenza e gli stimoli a cui i ragazzi sono sottoposti, è anche vero che dopo il percorso delle elementari e quello delle medie, comune a tutti, gli studenti dovrebbero essersi ri?posizionati soltanto in base alle proprie capacità, essendo stati esposti agli stessi programmi educativi e potendosi confrontare ad armi pari. Qui subentra una ulteriore problematica connessa ad una discutibile capacità, o per meglio dire una comprovata incapacità, del percorso scolastico ad aprire davvero tutte le possibili strade e differenziazioni di percorso successivo agli studenti. Questo indipendentemente dalla capacità del contesto di provenienza nell’influenzarne le scelte ed orientarne le ambizioni.
Nel momento che caratterizza la scelta che porterà alla specializzazione ed affermazione del giovane nel futuro, varie influenze esterne possono essere percepite dai ragazzi e diversi fattori di condizionamento entrano in gioco. Facendo riferimento ad una recente indagine della Provincia di Grosseto (Maggio 2010) proviamo ad evidenziare alcuni dei principali “condizionamenti” che inducono i ragazzi ad effettuare determinate scelte.
• Tra le prime cause troviamo la poca chiarezza di idee e, quindi, l’incapacità di decidere del futuro in un momento della vita in cui, ancora, i ragazzi non sanno esattamente cosa vorranno fare nei prossimi anni e, ancor più, quali strade percorrere per realizzare i loro progetti non avendo ancora maturato con chiarezza un progetto evolutivo che possa proiettarsi in una concreta possibilità di posizionamento rispetto al mondo del lavoro e del proprio ruolo nel contesto Società;
• Lo scarso aiuto da parte degli insegnanti delle medie nell’orientamento e nella distinzione di prospettiva futura, carenza del corpo docente derivante proprio da quella mancanza di formazione Istituzionale che non può esaurirsi nei percorsi auto formativi troppo spesso orientati alla didattica ma non al ruolo pedagogico dell’insegnante. Quindi a caduta il problema di non saper esattamente a chi rivolgersi per chiedere informazioni, consigli e sostegno nel corso della fase decisionale.
• Inoltre nella scelta possono concorrere una serie di fattori di “convenienza” che partono da preconcetti sicuramente sbagliati o da elementi di convenienza indiretta. Ad esempio per citarne alcuni, può concorrere l’errata convinzione che in un determinato corso di studi non si debba studiare troppo, un elemento di scelta può essere la vicinanza del percorso di studi agli interessi ed alle inclinazioni personali, il fatto di ritenere che il relativo diploma consenta immediate possibilità di lavoro, la presenza di amici che abbiano già scelto di frequentare un determinato corso in una data scuola, i consigli dei familiari, che possono comportare scelte che risentono dell’influenza tradizionale interna al nucleo ma assolutamente lontana dalla personalità e dall’individualità del giovane; la vicinanza della scuola alla propria casa, il fatto che la scuola sia stata già frequentata da un fratello, da un parente prossimo o da un amico, scelte spesso molto prossime ad uno degli elementi base che ci ha spinto a percorrere questa ricerca e che possono essere pesantemente ricondotti alla situazione socio economica della famiglia di appartenenza
Ma in concreto come si giunge d una scelta tra un liceo, ed un Istituto Tecnico?
Spesso perché quel percorso scolastico è stato il percorso dai genitori. Perché altri amici e compagni delle medie ci vanno. Perché i professori delle medie qualcosa hanno consigliato, Perché si va per esclusione rispetto alle materie già conosciute, chi odia la matematica finisce al classico, chi le lingue classiche allo scientifico come se un percorso di base non comportasse a confrontarsi comunque con tali materie. Oppure perché, in tema di autonomia degli istituti scolastici alcuni sono riusciti ad approcciare nuovi addetto con una pubblicità ed approccio diretto prima dell’uscita degli studenti dalle medie inferiori, scelta che parte da una esigenza di riempimento di alcuni Istituti senza alcuna riflessione verso le effettive aspirazioni e capacità dello studente, purtroppo questo marketing dell’istruzione può essere efficace per l’Istituto ma dirompente per lo studente che all’atto pratico della frequenza si scontrerà con promesse illusorie e quasi mai mantenute.
E poi come non pensare che nell’ambito famigliare si osservano scelte fatte sulla base di un presunto prestigio che non è sempre legato a risolvere un problema di orientamento, spesso involontariamente i genitori non pensano ai figli ma a loro stessi, ed a quel punto al molto ipotetico prestigio legato a una scuola piuttosto che ad un’altra. Tutto questo determina quella falcidia di presenza e picco di dispersione ed abbandono concentrata tra il primo ed il secondo anno del percorso legato alla scuola media superiore.
Superato lo scoglio della scelta del percorso medio superiore, la selezione del primo anno dovrebbe subentrare negli studenti la soddisfazione scolastica e la consapevolezza dell’accrescimento culturale, sociale e le maggiori prospettive economiche che questo comporta.
Gli studi e le ricerche più recenti in ambito socio?cognitivo?educativo individuano diverse dimensioni fondamentali che contribuirebbero a determinare la soddisfazione scolastica dei ragazzi proviamo ad analizzarne alcune:
1. L’apprendimento. L’apprendimento considerato come autovalutazione individuale delle “performances” scolastiche e della percezione di miglioramento personale ? soddisfazione rispetto ad esse.
2. La relazione con i compagni. Questa relazione è considerata nel senso della percezione di isolamento?integrazione che il singolo studente vive quale esperienza di prossimità e di relazione diretta, e in quello dell’individuare rispetto alla percezione risultata un “segno” della relazione stessa che sia positivo o negativo.
3. La relazione con gli insegnanti. Questa relazione è considerata soprattutto nel senso della rappresentazione dell’insegnante come un adulto significativo, che è punto di riferimento effettivo per l’allievo, una relazione che può e deve andare oltre la normale didattica dei programmi ma assumere ruolo guida nell’essere e nell’agire.
4. La struttura delle reti di relazioni extrascolastiche. Questa dimensione strutturale costituisce il quadro di sfondo per la comprensione della struttura delle relazioni scolastiche e della loro “positività”: un ragazzo con ampie reti extrascolastiche avrà la tendenza a costruire altrettanto ampie e positive reti scolastiche, l’interazione tra rete scolastica ed extrascolastica contribuisce in modo significativo nell’affermazioni delle relazioni e nell’accrescimento della volontà di ampliamento sempre maggiore della rete dando le necessarie condizioni individuali di selezione degli individui appartenenti ed accettati nella costruzione delle stesse..
5. Il ruolo dei genitori che riguarda la rappresentazione che i giovani si costruiscono della “‘vicinanza dei propri genitori rispetto alle questioni scolastiche”, del supporto che essi forniscono loro (per esempio riguardo ai compiti) e degli eventuali gradi di criticità rispetto agli insegnanti e al funzionamento scolastico. L’importanza di questo aspetto deriva dalla constatazione circa il “peso” dei genitori e dei familiari nella vita del ragazzo; è impensabile che la posizione dei genitori rispetto alla scuola non influisca sulla rappresentazione degli stessi giovani.
6. Il senso dell’andare a scuola come percepito dagli alunni; la sua importanza risiede, intanto, nel momento informativo (sapere qual è il fattore che più di ogni altro motiva all’andare a scuola) e in quello confermativo (nel senso che da questa sezione dovrebbe emergere con chiarezza un eventuale disagio complessivo nell’andare a scuola).
Come si vede un tema che tocca l’intera società, sotto tutti gli aspetti e coinvolge tutte le classi sociali.
Se da un lato, l’ avvio dell’Anagrafe degli studenti in alcuni casi risulta essere uno strumento di presidio e di controllo fondamentale sui dati di tutti gli studenti, costituisce all’interno del territorio un importante punto di riferimento univoco per tutti i soggetti istituzionali interessati, dall’altro si devono sempre di più porre in atto azioni coordinate verso il problema del disagio e della dispersione scolastica. Affrontare seriamente il “rischio dispersione” significa per prima cosa avere il coraggio di provare a cambiare davvero modo di fare scuola, mettendo in campo idee, volontà e speranze di quanti credono che l’avere tutti un uguale diritto di istruirsi significa che tutti possono apprendere, che il mondo dei giovani non è diviso tra chi ce la fa a studiare e chi no, ma è solo composto da tante teste e personalità diverse e che la scuola non è un’asticella posta ad una certa altezza per cui solo alcuni riescono a saltarla. Ecco allora l’importanza di affrontare la scuola quale processo globale fortemente caratterizzato da partecipazione, condivisione, nuove consapevolezze culturali per realizzare impegni solidali e un controllo sociale sui risultati che, insieme, si riesce di volta in volta a raggiungere.

Certamente un periodo, come l’attuale, di crisi persistente e di riduzione del potere d’acquisto da parte delle famiglie comporta spesso un’aggravante sul fenomeno dispersione ed abbandono, l’istruzione che lo stato sociale garantisce a tutti è comunque legata ad una spesa da parte della famiglia che comporta normalmente un’attenzione particolare soprattutto nei periodo dell’anno in cui ci si prepara ad affrontare il nuovo ciclo scolastico, fattori esterni al percorso scolastico, ma diretti e d’impatto sul nucleo famigliare d’appartenenza, come la perdita del lavoro da parte di un genitore, la cassa integrazione, la diminuzione del reddito, possono comportare gravi ripercussioni nel mantenimento degli standard scolastici.
Rispetto alla raccomandazione della Commissione Europea ed in particolar modo alle misure di prevenzione che si possono attuare così come le misure di compensazione, una risposta, seppur parziale, e comunque legata ad una certa redditualità precendete un periodo di crisi, può attuarsi attraverso strumenti di previdenza privata offerti dal mercato assicurativo.
Questi strumenti appartenenti al ramo vita, agiscono come una normalissima polizza a capitalizzazione, attraverso versamenti costanti annui, permettono di accantonare somme che possono essere impiegate al momento in cui la persistenza dei propri figli nei percorsi scolastici rappresenta un ulteriore appesantimento del bilancio famigliare. Sono chiaramente risposte individuali, spesso legate all’apprendimento del singolo individuo che assumono valore premiante attraverso bonus speciali concessi dall’assicuratore al raggiungimento di predeterminati risultati.
Ora si tratta di capire se questi strumenti possano essere considerati strumenti di previdenza collettiva finalizzata al contenimento dell’abbandono scolastico da motivazione economica, noi cediamo di si. Ma molti sono gli attori che devono considerare tale strumento come strumento utile e di responsabilizzazione del singolo, in cui l’impegno dello Stato sociale, anche attraverso i fondi europei potrebbe intervenire sulla singola causa ,

 
Fonti bibliografiche e sitografiche di riferimento
• Comune di Torino ? Progetti sulla Dispersione di S.Scanavino – 2008;
• Scuola?er – Il portale della scuola della Regione Emilia Romagna ? La dispersione scolastica
e il successo formativo ? Analisi di un fenomeno ? 2009
• Provincia di Grosseto ? Ufficio Istruzione – Osservatorio Scolastico Provinciale ? Indagine sui
fattori di scelta della scuola superiore e sugli orientamenti scolastici degli studenti
grossetani – Maggio 2010
• La dispersione scolastica nella provincia di Pisa ? L’anagrafe degli studenti ? strumento per
l’individuazione di interventi efficaci per combatterla ? Provincia di Pisa – Assessorato alla
Pubblica Istruzione e allo Sport – 2008.
• Ministero della Pubblica Istruzione ? Direzione Generale Studi e Programmazione ? Ufficio di
statistica ? La dispersione scolastica ? Indicatori di base per l’analisi del fenomeno ? Anno
Scolastico 2004/05.
• Oriano Pirazzini ? Il diritto di non perdere la voglia di imparare – Falzea Editore – 2006
• P. Terenzi – Contrasto alla dispersione e promozione del successo formativo – Buone
pratiche in Emilia Romagna – Franco Angeli – 2006
• Regione Friuli Venezia Giulia – Direzione centrale Istruzione, Cultura, Sport e Pace – La
dispersione scolastica nelle scuole di I e II grado – Rapporto finale – a cura di IRES ? 2006