05Dec2014

Un anno all’estero? Ragazzi, attenti alle “agenzie fantasma”!

La disoccupazione che aumenta non fa più notizia. Sembra che ormai ci siamo rassegnati e assuefatti al turbinio di numeri e cifre che rappresentano l’Italia come uno dei Paesi con più disoccupati in Europa (quasi 3 milioni e mezzo, corrispondente al 13,2%), il tasso più alto dal 1977 (ma un’indagine de La Stampa dimostra che il livello attuale non ha precedenti). E cosa dire dei giovani? I ragazzi under 25 italiani che non lavorano sono il 43,3% (secondi solo a spagnoli e greci) e, a sentirli, appaiono più scoraggiati che arrabbiati. Di conseguenza, visto che in molti pensano che in Italia un lavoro non ce l’avranno mai, si organizzano per andarsene all’estero. Per poche settimane, qualche mese, un anno. Non stiamo parlando dell’ormai nota “fuga di cervelli”, ma di studenti adolescenti che si stanno formando con la convinzione che l’unica via d’uscita dalla crisi sia prepararsi a cambiare aria. Così si organizzano, passando le vacanze estive a studiare una lingua all’estero o a lavorare, sfruttando i campi scuola e i viaggi studio. Anche durante l’anno scolastico.

Il Ministero della Pubblica Istruzione, infatti, da qualche anno incentiva sempre di più gli scambi culturali in un Paese straniero, in ottemperanza alla normativa europea. Un’esperienza ricca e importante per i nostri giovani, che negli ultimi tre anni stanno prendendo d’assalto questa opportunità:  + 55%, secondo l’'”Osservatorio nazionale sull’internazionalizzazione delle scuole e la mobilità studentesca” (creato dalla Fondazione Intercultura e dalla Fondazione Telecom) gli studenti andati all’estero sono passati dai circa 5.000 del 2011 ai circa 7.800 del 2014.Ma come si fa a partire? Il modo più semplice e sicuro è la scuola, naturalmente. Diversi istituti aderiscono a convenzioni con college e famiglie straniere, che accolgono i ragazzi per un periodo di tempo, breve o più lungo. Spesso, poi, l’ospitalità è ricambiata nelle famiglie italiane. Purtroppo, però, gran parte delle scuole italiane sembrano “non di rado infastidite da quella che considerano un’inopportuna interruzione del normale ciclo di studi  – scrive Adriano Bonafede su Repubblica.it ?. Secondo i dati dell’Osservatorio, soltanto il 46 per cento delle scuole hanno studenti in uscita, le altre (la maggior parte) non li hanno proprio”. Anzi, molto spesso – si legge nell’articolo – al ritorno dal campo all’estero gli studenti vengono tartassati di compiti e interrogazioni.

Ma se gli istituti non organizzano, e il Ministero della Pubblica Istruzione non fa nulla per agevolare le trasferte dei ragazzi, come riuscire a trascorrere qualche settimana, o perfino un anno all’estero? Esiste la Onlus Intercultura, che promuove e organizza scambi scolastici inviando ogni anno all’estero circa 1.800 giovani (dai 15 ai 18 anni) delle scuole secondarie  (e accogliendone un migliaio da altre nazioni nel nostro Paese). Però, come ricorda Bonafede,  “Intercultura non riesce ormai a soddisfare tutte le necessità” visto che “lo scorso anno furono in circa 5.000 a presentare la domanda per soli 1.000 posti”. È proprio qui che sorgono i problemi. E le truffe. Se né il Ministero, né la scuola, né associazioni serie come Intercultura riescono a soddisfare il bisogno di tantissimi nostri ragazzi di imparare una nuova lingua, e al contempo arricchire il loro background culturale con esperienze e conoscenze stimolanti; chi lo farà? L’articolo succitato di Repubblica.it parla chiaramente di “un’incredibile quantità di siti in cui è praticamente impossibile orientarsi: youabroad.it, ef-italia.it, mbscambi.it, annoallestero.it, wep-italia.org, interstudioviaggi.it, stitravels.com, afsai.it, esl.it, mondoinsieme.it, tanto per citarne alcuni. Tali agenzie (che sono delle vere e proprie agenzie di viaggio) organizzano soggiorni studio e fanno da interlocutori delle scuole estere, ma “l’alchimia di questa operazione è tutta da verificare – commenta Adriano Bonafede ? e a volte a molte famiglie e studenti italiani resta un amaro in bocca e molte recriminazioni che spesso sfociano in aperte contestazioni o in vere e proprie cause in Tribunale”. Non si vuole certo discriminare le tante agenzie che operano con correttezza e professionalità, ma, da un lato la mancanza di un elenco certificato dal Ministero che escluda e dissuada quelle poco trasparenti, dall’altro l’assenza  di un codice di autodisciplina a cui rifarsi causano un senso di disorientamento nelle famiglie che non riescono  a districarsi tra le innumerevoli sigle.

Preso atto che questo fenomeno coinvolge una quantità incredibile di ragazzi e famiglie, le quali talvolta si indebitano pur di regalare una speranza al futuro dei propri figli, Konsumer Italia ha deciso di avviare una campagna di raccolta informazioni dagli stessi utenti. Per cui, invitiamo i giovani e i loro genitori a contattarci e a raccontarci la loro storia, nel caso in cui avessero vissuto, o stiano affrontando, situazioni rischiose. Ovviamente, come Associazione dei Consumatori, interverremo tutelando tutte quelle persone a cui siano venute meno le condizioni del proseguimento degli studi o, peggio, ci abbiano rimesso dei soldi. Allo stesso tempo, invitiamo il Ministero della Pubblica Istruzione, e le stesse agenzie, a fare trasparenza creando un elenco e assegnando una certificazione di qualità alle sigle più professionali e meritevoli. In questo, ci rendiamo disponibili a collaborare.

Scriveteci a: info@konsumer.it

Andrea Scandura