In questo terzo appuntamento parleremo di rischio Sismico, un problema ben noto che affligge il nostro paese; ringraziamo nuovamente Francesca Topazi e L'associazione Millennium per questo contributo.
Francesca Inizierei con il definire che cosa si intende per Rischio:
Bene, quando si parla di rischio e in particolare di rischio naturale è benericordare che questo è dato dal prodotto di tre fattori: pericolosità x esposizione x vulnerabilità. La pericolosità, almeno per quanto riguarda i rischi naturali, dipende sempre da cause impossibili da modificare; la pericolosità sismica in particolare è legata alla natura geologica del territorio. Anche l’esposizione, cioè il “valore esposto” (in termini economici, ma non solo) a quel determinato rischio in una determinata zona è difficile, se non impossibile da modificare; per esempio nel caso di una città soggetta a rischio sismico occorrerebbe trasferire altrove un’intera popolazione, il suo patrimonio artistico, le sue industrie ecc. L'unico fattore su cui l’azione umana può intervenire per mitigare il rischio è la vulnerabilità. Ed è proprio la riduzione della vulnerabilità la finalità ultima delle attività di prevenzione. Ecco perché per parlare di rischio sismico o idrogeologico si deve obbligatoriamente partire dalla prevenzione che è uno dei quattro compiti della Protezione Civile.
La mia personale avventura nella protezione civile è durata 4 anni, ho vissuto delle esperienze bellissime; ti chiederei di accennarci qualcosa a proposito del servizio di volontariato nella protezione civile:
Quando Parliamo di Protezione Civile parliamo “dell’insieme delle attività messe in campo per tutelare la vita, i beni, gli insediamenti e l’ambiente dai danni o dal pericolo di danni derivati da una calamità”, tutto questo va a formare un sistema complesso: il Sistema Nazionale di Protezione Civile ( istituito dalla legge 225/92) composto da numerose realtà che ricoprono differenti ruoli, istituzionali come le pubbliche amministrazioni o operative come ad esempio i vigili del fuoco, il volontariato, l’INGV–Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Gli obiettivi condivisi di queste realtà sono : Previsione, Prevenzione, Soccorso e Superamento dell’emergenza, queste attività ottimizzano la gestione di un evento calamitoso ancor prima che questo accada; i concetti su cui bisogna basare l’approccio ai rischi cui è soggetto il nostro paese sono quelli della previsione, dove possibile e, soprattutto, della prevenzione.
Francesca parlaci dei terremoti:
Anzitutto dobbiamo essere ben consapevoli che tutta l’Italia, nonostante i terremoti più forti si concentrino in alcune aree ben precise, è una zona a rischio sismico, in quanto caratterizzata da:
· una pericolosità sismica diffusa, a tratti elevata;
· un valore esposto molto significativo (alta densità di popolazione, un patrimonio artistico unico al mondo, alcune tra le aree industriali più produttive e importanti d’Europa);
· un’elevata vulnerabilità dovuta per lo più alla presenza di un patrimonio edilizio prevalentemente antico e/o inadeguato a resistere a scosse di terremoto anche di media intensità. Nonostante si facciano continuamente dei passi avanti in campo sismologico, non è ancora possibile prevedere quando avverrà il prossimo terremoto. Fare previsione, infatti, significa dare indicazioni precise di spazio, tempo e intensità del terremoto in questione, e questo a tutt’oggi non è scientificamente possibile né in Italia né in nessun’altra area del mondo. Negli ultimi decenni però la Sismologia (la scienza che studia i terremoti) ha fatto passi da gigante e oggi, basandosi sulle conoscenze acquisite in un iter multidisciplinare tra geologia, geodesia e sismologia storica (ricostruire la "memoria storica” di un territorio), si possono individuare quali sono le zone a più alta sismicità stabilendone così la pericolosità sismica reale per ridurre il rischio di danni causati dal terremoto facendo appunto prevenzione. Vorrei ricordare a tal proposito che Fare prevenzione significa “fare prima” con azioni di prevenzione strutturale e non, che riducano la vulnerabilità degli edifici e delle persone.
Che cosa significa fare prevenzione Strutturale e non Strutturale?
Per prevenzione strutturale si intendono tutte quelle attività tecniche finalizzate a ridurre la vulnerabilità strutturale di un edificio, come ad esempio costruire a norma un palazzo per ridurre il rischio di crolli o mettere in sicurezza gli edifici più antichi costruiti non rispettando le più recenti normative sismiche. Occorre infatti ricordare che è il crollo degli edifici che uccide, e non il terremoto in sé.
Per prevenzione non strutturale invece si intendono tutte quelle attività di conoscenza e informazione volte ad aumentare la consapevolezza delle persone rendendole “cittadini attivi” capaci di prendere parte al processo stesso di prevenzione e di adottare una serie di pratiche finalizzate a ridurre la la vulnerabilità, limitando così il rischio per se stesse e per i propri cari.
Diventa estremamente importante per esempio conoscere in anticipo:
- la classificazione sismica del territorio su cui viviamo
- Il tipo di terreno su cui è stata costruita la nostra abitazione e con quali materiali
- Se la costruzione è stata eseguita seguendo le norme antisismiche o come poter eventualmente metterla in sicurezza.
- Mettere in atto, anche nel nostro piccolo, delle azioni per ridurre il rischio di danni e conoscere il piano di emergenza del Comune di residenza o approntarne uno familiare.
Passiamo ora ai Consigli pratici; cosa si può fare prima del terremoto ? E Cosa possiamo Fare durante un terremoto ?
Cosa si può fare prima del terremoto:
· Preparare una “safety bag”: una borsa con una torcia elettrica, una radio a pile, dell’acqua, i medicinali salvavita e del cibo secco (ad esempio dei biscotti) e tenere in casa una cassetta di pronto soccorso assicurandosi che ognuno ne conosca l’ubicazione.
· allontanare mobili pesanti da letti o divani e fissare alle pareti scaffali, librerie e altri mobili alti.
· appendere quadri e specchi con ganci chiusi in modo da evitarne la caduta
· posizionare gli oggetti pesanti sui ripiani bassi degli scaffali
· utilizzare dei fermi o dei ganci per assicurare l’apertura degli sportelli dei mobili della cucina dove sono contenuti piatti e bicchieri in modo da evitare aperture e cadute durante la scossa.
· Individuare i punti sicuri dell’abitazione dove ripararsi durante la scossa e decidere, con i familiari, un punto di ritrovo in caso non si sia tutti in casa al momento del terremoto.
Cosa si può fare se c’è un terremoto:
· Se si è in casa o in altro luogo chiuso non si deve uscire durante la scossa in quanto potrebbe essere pericoloso è necessario invece ripararsi sotto ad un tavolo o un letto resistente o sotto il vano di una porta inserita in un muro portante tenendosi lontano da vetri, finestre e oggetti che potrebbero cadere in testa.
· Successivamente alla scossa, prima di uscire di casa, è importante chiudere luce, acqua e gas e ricordarsi di indossare le scarpe.
· Non usare l’ascensore e prestare attenzione alle scale che potrebbero essere danneggiate
· Se al contrario, ci si trova all’aperto bisogna allontanarsi dagli edifici per evitare di essere colpiti da materiali in caduta (Vasi, tegole, detriti, etc) evitando anche ponti e luoghi che potrebbero essere soggetti a crolli e facendo attenzione agli altri danni causati dal terremoto ( frane, perdite di gas etc.)
· Se si è in una zona a rischio maremoto, bisogna allontanarsi dalla spiaggia e raggiungere un posto elevato
· Limitare, per quanto possibile, l’uso del telefono e dell’auto per evitare di intralciare le comunicazioni e il passaggio dei mezzi di soccorso.
· Raggiungere le aree di attesa previste dal Piano di emergenza comunale.
Cristiano Taloni
Responsabile settore informatico-digitale
c.taloni@konsumer.it - linkedin.com/in/cristianotaloni