LA CRISI ECONOMICA ATTANAGLIA ANCORA LE FAMIGLIE ITALIANE
Nonostante alcuni dati (sicuramente benvenuti) osannano la fine della crisi nel nostro paese, moltissimi sono, ancora oggi, gli indicatori di un persistente disagio economico percepito dalle famiglie italiane.
Secondo l’Istat, nel 2016, le famiglie in condizione di povertà assoluta sono 1,6 milioni, per un totale di 4,7 milioni di individui poveri (il 7,9% dell’intera popolazione). Le famiglie che vedono peggiorare le loro condizioni rispetto all’anno precedente sono quelle numerose, soprattutto coppie con 3 o più figli minori (da 18,3% del 2015 a 26,8% del 2016). L’incidenza di povertà assoluta è più elevata fra i minori (12,5%) e raggiunge il suo minimo fra le persone di 65 anni e più (3,8%).
Le famiglie, inoltre, hanno imparato in quest’ultimo decennio a rinunciare a spendere denaro persino per mangiare: sempre secondo l’Istat, la divisione nelle due categorie principali (alimentare e non alimentare) mostra che ad essere penalizzato è stato soprattutto il comparto alimentare, che ha visto ridurre la spesa mensile da 467 euro a 448 euro (-4,1%) dal 2006.
Non va meglio la situazione finanziaria: secondo l’ABI le sofferenze bancarie nette (cioè al netto delle svalutazioni e accantonamenti già effettuati dalle banche con proprie risorse) ad ottobre 2017 si sono ancora attestate a 66 miliardi di euro, stabili rispetto lo stesso periodo dell’anno precedente, mentre i prestiti personali hanno evidenziato una crescita da record: +20,2% rispetto al medesimo periodo del 2016. I prestiti personali, lo sottolineiamo, sono quelli non finalizzati all’acquisto di un bene durevole (come l’auto) ma semplicemente quelli richiesti per avere liquidità in tasca. Spesso si tratta di finanziamenti per far fronte a spese improvvise, come le cure sanitarie, che sono diventate ormai un elemento di corredo al paniere delle preoccupazioni per il domani.
Insomma, l’Italia starà forse emergendo dalla crisi che ci attanaglia da dieci anni a questa parte, ma la strada per respirare senza affanno è ancora lunga.